Capita, non di rado, di incontrare persone che si propongono per fare un tratto di strada insieme o per aiutarti negli attraversamenti. In questi casi ho sempre ritenuto opportuno accettare l’offerta, sia per motivi di cortesia, sia di relazione, al di là delle effettive necessità. Talvolta però certi approcci risultano quanto meno fastidiosi, irriverenti e meritori di un biglietto gratuito di sola andata per una certa destinazione.
Un pomeriggio stavo andando all’autobus dopo aver terminato l’orario di lavoro. Vengo letteralmente intercettato da due signori, a me noti, che, uno da una parte e uno dall’altra, mi scortano con fare deciso verso la mia meta. Sentendomi un po’ come nostro Signore tra due ladroni, a malincuore accetto la forzata collaborazione, ben presagendo certi discorsi e ragionamenti.
Subito uno dei due comincia un sermone accusatorio nei miei confronti poiché, a suo dire, il bastone bianco deve servire ad evitare gli ostacoli e non a cercarli. Ora, il mio tentativo di spiegare che in certe situazioni logistiche gli ostacoli vanno proprio cercati per un fattore di orientamento e traiettoria, vanno a farsi benedire in quanto vengo sommerso da discorsi sull’uso, assai miracoloso, di sonar, con segnali acustici di direzione in cuffia, unica, semplice, vera soluzione al problema.
Tutto ciò mentre il tipo mi prende il bastone e mima, in maniera grottesca, dotta e biblica, il giusto modus operandi, una scena degna del miglior Totò. Per fortuna il sermone dura poco e presto arriviamo all’autobus che mi salva da una situazione ingombrante e bizzarra. Tutti i tentativi di spiegare che le tecniche di deambulazione non s’inventano e sono motivate da situazioni ambientali, strutturali e fisiche, risultano vane, al punto che, sempre lui, si propone di fare una ricerca accurata e di darsi alla eventuale sperimentazione di ausili efficaci allo scopo, come se fino ad ora nessuno ci avesse pensato e tutti fossero nati ieri. Spazientito da tale comportamento, ringrazio l’autobus di essere già arrivato, congedo frettolosamente i colleghi e finalmente rincaso, mettendo fine alla tortura, non senza una certa coda nervosa per l’accaduto.
E’ chiaro che se li rincontrerò rifiuterò ulteriori collaborazioni, ma la cosa più deprimente è il tasso di ignoranza e di presunzione che trabocca, senza speranza alcuna, da determinati personaggi.
Hai voglia tu di lavorare ed operare per trasmettere all’opinione pubblica un certo stile, una certa idea di disabilità ed autonomia, scalfendo stereotipi e luoghi comuni, davanti a questi episodi. A volte ti verrebbe voglia di cambiare l’uso del tuo bastone, per fini meno nobili ma forse più efficaci.
Giorgio Piccinin