studiato per adattarsi alle esigenze del tatto e non di altri
sensi.
Proprio per queste peculiarità il codice Braille si diffuse in
tutto il mondo, accettato spontaneamente ed entusiasticamente
dagli studenti ciechi.
Oggi in alfabeto Braille, vengono
stampati libri di studio
e cultura di ogni genere,
riviste di informazione varia,
testi scolastici, etichette su
medicinali e alcuni prodotti
alimentari. Percorsi tattili
con spiegazioni in Braille
permettono ai non vedenti di conoscere ed apprezzare in
autonomia le più belle opere artistiche e paesaggistiche. Ma
soprattutto, grazie al Braille, i non vedenti hanno la possibilità
di produrre cultura oltre che di accedervi, dare forma scritta
ai propri pensieri, alle proprie opinioni, rivendicando il diritto
all’istruzione, al lavoro e alla partecipazione attiva e produttiva
alla vita pubblica.
La scuola inoltre, unitamente alla famiglia, ha l’obbligo imprescindibile,
di creare al suo interno tutte le risorse ed i presupposti
necessari per educare ed abituare, fin da piccoli, i
bambini non vedenti all’utilizzo della scrittura Braille, che può
essere affiancata ma mai sostituita da-l’uso del computer, o
dalla lettura da parte di altri.
Certo la scrittura e la lettura non costituiscono l’unica fonte di
cultura né tantomeno l’unico modo per entrare in relazione
con gli altri. Anche la parola, il gesto, l’azione sono importanti
forme di comunicazione, ma la scrittura/lettura restano pur
sempre le forme più elaborate, poiché richiedono maggiori
capacità di simbolizzazione, logiche e immaginative.
Affinchè l’istruzione dei ragazzi ciechi si realizzi in maniera
serena ed efficace, è indispensabile che I docenti e gli operatori
che ruotano intorno a loro, posseggano una buona
conoscenza del sistema di scrittura e lettura Braille, oltre che
dei relativi sussidi specifici per non vedenti, da utilizzare per
le diverse attività didattiche.
(Spunti da: Manuale di insegnamento del codice braille di
Monica Maiorano – Laterza 2006).
Con questa brochure la nostra Associazione intende dare
il giusto risalto all’evento, attraverso un’opera di informazione
e formazione sull’importanza del codice braille
per i non vedenti, che ha rappresentato l’inizio di un riscatto
sociale e culturale, ancora in atto, attraverso le
sue varie evoluzioni ed applicazioni. Mediante qualche
cenno storico cerchiamo di offrire spunti di riflessione per
chiunque desideri documentarsi o sia spinto da semplice
curiosità.
Un po’ di storia
Il codice Braille è un tipo di scrittura a punti in rilievo usato
dalle persone non vedenti per leggere e scrivere. Si legge
mediante i polpastrelli delle dita e si scrive utilizzando specifici
ausili tiflotecnici.
Questa scrittura fu inventata in Francia,
intorno al 1829, dal maestro non vedente
Louis Braille, di cui quest’anno
ricorre il bicentenario della nascita. Si
diffuse in tutto il mondo, accolta con
favore ed entusiasmo dagli studenti
non vedenti. L’invenzione del Braille
non fu una scoperta casuale, bensì il
felice esito di numerosi tentativi precedentemente
sperimentati, da Valentin Haüy a Maurice Ballù,
tutti volti a dare anche ai ciechi la possibilità di leggere e
scrivere, al fine di riscattarli dall’ignoranza e dalla emarginazione
sociale.
Nel 1829, Louis Braille presentava all’istituto Nazionale dei
Ciechi di Parigi, la famosa scrittura per non vedenti, che
porta il suo nome. Essa fu il risultato del perfezionamento e
della rielaborazione di un’altra scrittura “notturna”, inventata
da un ufficiale dell’esercito napoleonico, Charles Barbier,
che la utilizzava per leggere di notte evitando i fuochi e per
avere un codice segreto sconosciuto al nemico.
Al contrario degli altri sistemi di lettura per ciechi precedentemente
inventati, il metodo Braille utilizza segni grafici
completamente diversi da quelli della scrittura per vedenti,
nella forma come nella modalità di fruizione. Esso risulta
decisamente più semplice e pratico per i non vedenti sia da
leggere sia da scrivere, poiché è stato specificatamente
La segnografia Braille
Il sistema Braille è generato dalle
combinazioni di sei puntini
(compresi in una casella rettangolare)
su due colonne verticali di tre
puntini ciascuno.
Le combinazioni risultano complessivamente 26, cioè 64,
compreso lo spazio vuoto. 163 segni sono organizzati secondo
5 serie di 10 segni ciascuno, più 13 segni liberi. La
prima serie comprende le lettere dalla “a” alla “j”; la seconda
serie si ottiene aggiungendo ai segni della prima il punto 3
(lettere dalla “k” alla “t”); la terza serie si ottiene aggiungendo
ai segni della prima i punti 3 e 6; la quarta serie si ottiene
aggiungendo ai segni della prima serie il punto 6; la quinta
serie ripete i segni della prima, trasferiti nella parte inferiore
della casella. Le 10 cifre (da 1 a 0) corrispondono alle prime
10 lettere dell’alfabeto.
Per distinguere i numeri, si antepone uno speciale segnanumeri
alla prima cifra del numero che si vuole scrivere. La
presente nota, che può essere compresa dopo l’apprendimento
dei primi 10 segni potrebbe agevolare la conoscenza
dell’intero codice braille.
A ciascun elemento di questo schema fondamentale è possibile
anteporre dei segni che modificano formalmente o
sostanzialmente il significato dei simboli.